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Le app di incontri come Tinder stanno diventando meno centrali come strumento per iniziare una relazione. Sempre più persone sono stufe delle dinamiche che le caratterizzano, una stanchezza a cui è stato dato il nome di dating fatigue, o swipe fatigue, e di cui stanno approfittando alcune iniziative che cercano di costruire degli eventi intorno a esperienze offline che di solito si verificano spontaneamente.
Nelle settimane che hanno preceduto lo scorso San Valentino, Instagram e TikTok si sono riempite di annunci di eventi locali – come gli speed date, quelli in cui si ha qualche minuto a disposizione per parlare con molti potenziali partner diversi, e serate con l’obiettivo dichiarato di accoppiare persone single – che dimostrano un interesse crescente verso modelli di socialità e appuntamenti più tradizionali.
A Milano, ad esempio, Break the Swipe organizza serate che sostituiscono la logica dello swipe – il gesto con cui, sulle piattaforme di dating, si scartano o si selezionano potenziali partner – per conoscersi dal vivo. Una delle fondatrici, Federica Russo, ebbe l’idea durante un viaggio negli Stati Uniti, assistendo a un format di incontri dove i partecipanti si spostano tra tavoli o gruppi, prendendo parte a brevi conversazioni con persone diverse nel corso della serata, organizzate in modo meno rigido rispetto allo speed dating tradizionale.
Per facilitare le conversazioni, alle serate di Break the Swipe sono previste attività ludiche, come conversazioni guidate da carte con appositi spunti, alternate a momenti liberi in cui i partecipanti possono interagire spontaneamente. Gli eventi sono generalmente organizzati per fasce d’età e orientamento (etero o queer), con la possibilità di farsi accompagnare da un amico per sentirsi più a proprio agio, ma al di là del gioco guidato dalle organizzatrici, spetta ai singoli prendere l’iniziativa con un potenziale interesse. Nel raccogliere i feedback, le organizzatrici hanno notato come i partecipanti, ormai abituati alle logiche delle piattaforme digitali, si aspettassero inizialmente che qualcuno “facesse i match al posto loro”.
Questo genere di eventi non sono organizzati soltanto con scopi romantici. App come comehome!, friendness e Meetup stanno provando a proporre in un contesto digitale modalità di socializzazione tradizionali, facilitando connessioni che un tempo avvenivano spontaneamente nei quartieri, nelle associazioni o nei locali. Alcune puntano su attività specifiche – come degustazioni di vino, corsi di cucina, improvvisazioni teatrali o quiz – usate come pretesto per far incontrare persone il cui desiderio principale è fare nuove conoscenze, più che l’attività in sé.
Tablo, ad esempio, è un’app creata in Italia che organizza cene tra sconosciuti per oltre mezzo milione di utenti attivi. Si è diffusa rapidamente, non solo nelle grandi città ma anche in centri più piccoli. «Quando accedi, trovi subito una lista di tavoli organizzati vicino a te, anche per il giorno stesso. Puoi scegliere se partecipare a uno di questi oppure crearne uno, scegliendo il locale, l’orario e il tema», spiega Paolo Bavaro, il fondatore dell’app.
Una volta pubblicato l’annuncio, chi è interessato può unirsi e invitare altri utenti a partecipare tramite un filtro per interessi comuni o altre specifiche. Se viene raggiunto il numero minimo di partecipanti, il tavolo è confermato. «C’è anche una chat per scambiare due parole prima, ma in realtà quasi tutti preferiscono conoscersi di persona», aggiunge Bavaro.
A essere interessante, per alcune persone, è che questi eventi sfruttano alcuni vantaggi tipici delle app digitali di incontri, che ormai sono entrate nelle abitudini di molti grazie al loro modo codificato di incoraggiare e strutturare incontri offline. Ma lo fanno limitando l’intervento di algoritmi che possono finire per circoscrivere le possibilità di incontro, invece che ampliarle. I filtri che permettono di selezionare età, distanza e interessi delle persone che si possono incontrare, infatti, tendono a creare degli ambienti omogenei anche nel dating, riducendo le possibilità di conoscere persone diverse da quelle che già si frequenta.
Le app infatti interpretano ogni interazione (like, match, messaggio) come un segnale da ottimizzare, restringendo progressivamente il campo a profili sempre più simili a quelli già approvati dall’utente. La conseguenza è una standardizzazione delle proposte, dove la compatibilità viene ridotta a una formula prevedibile, escludendo di fatto quelle connessioni che sfuggono ai criteri predefiniti. Come ha scritto l’edizione americana di Wired, il problema non è solo la mancanza di diversità, ma l’illusione di controllo: più si affina la selezione, più si rinforza un circolo vizioso che replica stereotipi e preferenze esistenti, senza spazio per scoperte inattese. La diffusione di app alternative è un esempio di come la pandemia abbia portato molte persone a mettere in discussione le modalità con cui la tecnologia ha cambiato la vita quotidiana e alcune sue attività, come gli incontri romantici.