Se volete WhatsApp ora vi beccate anche l’intelligenza artificiale

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Se volete WhatsApp ora vi beccate anche l’intelligenza artificiale

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Nelle ultime settimane Meta ha reso progressivamente disponibile agli utenti italiani Meta AI, un assistente personale basato su Llama 3.2, un modello di intelligenza artificiale sviluppato dall’azienda. L’introduzione di Meta AI ha riguardato i principali servizi del gruppo – Facebook, Instagram, Messenger e WhatsApp – e tra le sue principali funzioni c’è la traduzione di testi, l’assistenza nell’organizzazione di viaggi e progetti personali, ma anche «fornire consigli sulla salute, sulla finanza e sulla carriera», dice Meta.

Per interagire con Meta AI su WhatsApp si può toccare l’icona circolare colorata in basso a destra nella pagina delle chat, oppure digitare una domanda direttamente nella barra di ricerca in alto. È anche possibile usare l’AI nelle chat di gruppo, menzionando direttamente il chatbot, scrivendo “@MetaAI” e ponendogli delle domande. Per ciascuna, il software fornisce una risposta in un formato analogo a quello delle conversazioni su WhatsApp, con un funzionamento simile a quello di ChatGPT.

Il servizio è arrivato in Unione europea, e quindi anche in Italia, circa un anno e mezzo dopo il suo lancio negli Stati Uniti, avvenuto nel settembre del 2023. Meta aveva intenzione di distribuirlo sin da subito anche in Europa, ma fu costretta a rimandare per adeguarsi alle norme europee, più rigide di quelle statunitensi. In particolare, la Data Protection Commission (DPC), l’ente statale indipendente con sede in Irlanda che si occupa di proteggere i dati personali dei cittadini europei, chiese a Meta «di posticipare l’addestramento dei modelli linguistici di grandi dimensioni (LLM) utilizzando contenuti pubblici condivisi da adulti su Facebook e Instagram».

Come ogni modello linguistico, infatti, Llama viene sviluppato elaborando grandi quantità di dati: il timore era che i contenuti e le informazioni caricate nel corso degli anni dagli utenti dei servizi di Meta venissero utilizzati in questo modo, con notevoli rischi per la privacy.

– Leggi anche: La trafelata rimonta di Google sull’intelligenza artificiale

Prima di rinunciare al lancio nell’Unione europea, Meta disse di essere «delusa» dalla richiesta dell’ente, che definì «un passo all’indietro per l’innovazione europea», e ricordò di aver già «incorporato i feedback regolatori» ricevuti, avvisando gli utenti europei che avrebbe raccolto i loro dati. Fu l’inizio di un periodo di tensione tra Meta e le istituzioni europee che è tuttora in corso, tanto che, secondo il Wall Street Journal, il CEO di Meta Mark Zuckerberg starebbe spingendo il presidente statunitense Donald Trump a fare pressioni per ottenere il ritiro delle norme europee più stringenti in campo tecnologico.

Anche per questo la versione di Meta AI disponibile in Europa è fortemente limitata e funziona sostanzialmente come un chatbot piuttosto elementare per gli standard attuali, elaborando dati e generando contenuti esclusivamente in forma testuale. A differenza di ChatGPT, Google Gemini e le versioni più avanzate di Llama, infatti, la versione europea di Meta AI non è “multimodale”, e quindi non può elaborare informazioni provenienti da più tipi di dati (come testo, immagini, audio e video).

Come ha detto la portavoce dell’azienda Ellie Heatrick al sito The Verge, l’introduzione di Meta AI nell’Unione europea «arriva dopo quasi un anno di intenso confronto con diversi enti regolatori europei e, per il momento, nella regione offriamo solo un modello testuale, che non è stato addestrato su dati di prima parte provenienti dagli utenti dell’Ue» (ovvero, i dati in possesso dell’azienda).

Per quanto concerne il trattamento dei dati personali, nelle condizioni d’uso del servizio si legge che Meta non può usare i contenuti dei messaggi privati degli utenti per addestrare le sue IA, «a meno che tu o qualcuno nella chat non scelga di condividere tali messaggi con le nostre IA». Le informazioni personali, inoltre, non vengono condivise e diffuse con altri utenti, anche se è prevista la condivisione con non meglio precisati «partner selezionati» (Meta dice che serve a offrire risposte migliori e più pertinenti). A tal proposito il Garante della Privacy italiano ha detto a Wired Italia di attendere eventuali nuove valutazioni a livello europeo e non ha escluso «riflessioni» a livello nazionale.

A generare preoccupazioni è il fatto che Meta AI non possa essere disinstallata e rimossa in alcun modo: gli utenti possono solo decidere di non utilizzarla. Il sito Agenda Digitale ha notato anche come Meta AI, pur presentandosi come un banale strumento che replica funzionalità ormai diffuse in molti altri servizi di AI, goda di un vantaggio strutturale notevole, perché è «intrinsecamente integrato nel flusso comunicativo dell’utente» in app usate da miliardi di persone.

Lo scorso gennaio Zuckerberg ha previsto che Meta AI, che oggi ha circa 700 milioni di utenti attivi mensili, raggiungerà il miliardo entro la fine dell’anno. Secondo il sito CNBC, Meta sarebbe anche al lavoro per un’app dedicata a Meta AI, che sarà presentata nei prossimi mesi e prevederà l’accesso a diversi modelli, anche a pagamento. Le AI, infatti, sono al centro della strategia per il futuro di Meta, anche per quanto riguarda lo sviluppo dei dispositivi per la realtà virtuale aumentata.

Già lo scorso novembre, infatti, l’azienda aveva reso disponibile Meta AI ai possessori in Francia, Irlanda, Spagna e Italia di Ray-Ban Meta, gli occhiali da sole dotati di fotocamere sviluppati con EssilorLuxottica. Anche in questo caso, però, la maggior parte delle funzioni più importanti per l’utilizzo degli occhiali, come quella in grado di riconoscere ciò che si inquadra con le telecamere, non era presente. L’intenzione di Meta sembra essere quella di integrarle nel corso del tempo.

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