“In 8 mesi ho capito che qui certe cose non si possono fare”, la frase di Antonio Conte in conferenza stampa che fa discutere. Secondo Antonio Corbo quest’oggi su Repubblica: “L’aveva studiata e la consegna nel venerdì nero di Aurelio De Laurentiis. Antonio Conte non dà l’addio al Napoli. Quelle 13 parole messe i fila sono solo un preavviso che non chiude il rapporto di lavoro ma apre 37 giorni di veleni e caos, da oggi alla fine del campionato”. Di seguito alcuni stralci:
“Un professionista accorto come Antonio Conte non si sarebbe attribuito la responsabilità di uno scudetto mancato. Il rischio è questo: allo scoperto la schermaglia di gennaio con l’arrivo mancato del sostituto di Kvaraskhelia. Ha ragione perché gli fu tolto l’attaccante più tecnico, sarebbe ancora oggi con 5 gol il terzo cannoniere del Napoli, ma un ragazzo smarrito nella sua fatica di vivere e giocare. Ha meno ragione perché non c’era sul mercato un ricambio, né poteva esserlo Garnacho disperso nell’anonimato della Premier. Ha infine torto perché la sua era legittima reazione a gennaio, oggi è tardiva, inutile, pericolosa per le tensioni che crea.
Criticare De Laurentiis è facile come pregare. Fischi, insulti, striscioni se li cerca con una avidità da autolesionista. È pur sempre il presidente dai bilanci senza debiti né americani al 12 per 100, dal libro paga che soddisfa uno degli allenatori più cari d’Europa ed uno staff che può riempire un vagone del Frecciarossa. Neanche una parola sul flop in Coppa Italia. Antonio Conte è il migliore allenatore d’Italia, come dimostra la sua cavalcata fino al titolo d’inverno. Il crollo atletico dopo un’ora ed i cambi tardivi sono imperfezioni di un genio della panchina. Comprensibili. Da sperare che dopo 91 giorni di mancate vittorie esterne Monza restituisca a Napoli quel bolide che un ottimo Conte ha saputo guidare fino a 6 curve dalla fine”.