È iniziato il processo che potrebbe spezzare Google in due

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È iniziato il processo che potrebbe spezzare Google in due

Il dipartimento di Giustizia degli Stati Uniti ha chiesto a un giudice federale di imporre all’azienda di vendere Chrome

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Lunedì a Washington è iniziato un processo che potrebbe cambiare drasticamente il futuro di Google e che ha pochi precedenti nella storia. L’azienda e il governo degli Stati Uniti si confronteranno infatti davanti a un giudice federale, Amit P. Mehta, per stabilire come risolvere il problema del monopolio dell’azienda che era stato sollevato da una sentenza storica dello scorso agosto.

Allora Mehta aveva stabilito che Google avesse abusato della propria posizione dominante nel settore della ricerca online, cioè il suo servizio più famoso e utilizzato, per violare la legge sulla concorrenza. In particolare il governo e il giudice erano stati d’accordo sul fatto che Google non potesse continuare a pagare milioni di dollari altre società tecnologiche per mantenere una posizione privilegiata nei loro browser e dispositivi. Le udienze sono iniziate lunedì e andranno avanti per tre settimane.

Dopo la sentenza di agosto, lo scorso novembre il dipartimento di Giustizia aveva chiesto alla corte federale di Washington di imporre a Google la vendita del suo browser, Chrome, di fatto col risultato di dividere in due l’azienda. Il dipartimento inoltre aveva chiesto che Google cedesse una parte dei dati raccolti attraverso i propri sistemi ad aziende concorrenti, e altri interventi molto drastici. In aggiunta, aveva ipotizzato che un’altra soluzione potesse essere quella di imporre a Google la vendita di Android, il sistema operativo usato in moltissimi dispositivi del mondo.

Google ha detto che farà ricorso contro la sentenza dell’anno scorso ma intanto dovrà partecipare alle udienze di questi giorni. La soluzione che ha proposto finora è molto più blanda di quella chiesta dal governo, e cioè che venga limitata con alcune nuove regole la sua libertà di fare accordi con altre aziende (come Apple, Mozilla e Samsung). Per farlo ha ipotizzato che gli accordi debbano essere rinnovati una volta all’anno, in modo che le aziende siano più libere di valutare altre opzioni.

L’obiettivo del dipartimento di Giustizia di dividere in due l’azienda è considerato in generale molto ambizioso. La dirigente di Google che si sta occupando del caso, Lee-Anne Mulholland, ha definito le sue richieste «senza precedenti» e ha detto che vanno «mille miglia oltre la decisione della corte» (facendo riferimento alla sentenza di agosto). Se il dipartimento di Giustizia dovesse riuscire nel suo intento potrebbe peraltro condizionare altri processi contro altre grandi aziende tecnologiche. Da una settimana è iniziato anche il più importante processo sulla concorrenza contro Meta.

Pochi giorni fa un altro giudice federale aveva stabilito che Google avesse utilizzato metodi illegali per mantenere la propria posizione di sostanziale monopolio nel settore delle inserzioni online. Tutto questo ha messo Google in quella che il New York Times ha definito «forse la posizione più vulnerabile da quando Larry Page e Sergey Brin hanno creato la società nel 1998».

Il momento per Google è reso particolarmente delicato anche dal fatto che negli ultimi mesi più che mai in precedenza, con la diffusione di servizi basati sull’intelligenza artificiale e i loro stravolgimenti, altre aziende (OpenAI, Microsoft, Meta) hanno cominciato a mostrare di poter competere con il motore di ricerca di Google o addirittura superarlo.

– Leggi anche: I motori di ricerca come li conosciamo spariranno?

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