
Domani, mercoledì 9 aprile (ore 20:30 a Galleria Toledo), riprende la terza edizione della rassegna A fuoco!. Il secondo film in proiezione sarà Between Revolution (2023), di Vlad Petri. Alla proiezione seguirà un incontro in remoto con il regista.
Pubblichiamo per introdurre il film un testo a cura di Maria Rosa.
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Due studentesse di medicina si incontrano a Bucarest. Sono gli anni Settanta e molti giovani dal Medio Oriente si recano nei paesi del blocco sovietico per ragioni di studio. Zahra è iraniana, Maria, invece, romena. Quando Zahra torna in Iran alla vigilia della rivoluzione, la loro amicizia si trasforma in un rapporto epistolare che si innesta nelle immagini della grande storia. Una storia divisa in due. Una storia ciclica. Due rivoluzioni nel giro di dieci anni: Iran 1979, Romania 1989. Between Revolutions (2023) di Vlad Petri è uno pseudo-documentario, creato da immagini d’archivio della Romania e dell’Iran a cavallo tra la fine degli anni Settanta e gli anni Ottanta. Assieme storia di due rivoluzioni, raccontate da due voci femminili all’unisono, e di una amicizia confiscata dalla storia. L’amicizia tra due donne di finzione i cui sentimenti sono ispirati da documenti che Petri ritrova tra quelli della polizia segreta romena.
Lo spazio del film è architettato attraverso un collage di immagini sul quale combaciano tempi diversi, e sovrapposti. Tempi, prima di tutto, emotivi. A guidare è la voce delle due amiche. Quando Maria è ancora in una Romania in bianco e nero, e solo a tratti rossa, scrive in solitudine: «La notte è come sangue che fuoriesce dalla mia bocca. Un tempo eravamo una. Un tempo eravamo una». Zahra si muove per le strade di un Iran a colori. Un Iran celeste e arioso, che canta: «O tu che porti luce nella mia alba, senza di te sono un deserto senza notte. O tu che colori la mia sofferenza di speranza, senza di te sono prigioniero della mia trappola». Zahra ha lasciato la Romania, si è divisa da Maria, per unirsi alla massa di persone e di cori che invadono le strade di Teheran: «Uniti sconfiggeremo lo Shah, uniti sconfiggeremo l’imperialismo», «lavoratori, contadini e oppressi si uniranno per sconfiggere l’oppressione». La rivoluzione irrompe nella storia del paese. «È una forza della natura» dice Zahra. E Maria sente in Zahra l’energia dell’ideale, ma l’ideale in Iran si dissolve presto. Fatta la rivoluzione le masse e le voci si frammentano. La guerra con l’Iraq che dura fino al 1989, infine, spazza via tutto. Gli ideali di speranza e cambiamento si incrociano con i moti della storia per poco tempo. Poi si spezzano e si dividono, come l’amicizia tra Zahra e Maria.
Il tempo mobile delle possibilità e dell’apertura al futuro si trasforma in tempo statico di disillusione e costrizione. Le storie si riallineano. In Romania si soffoca. Il controllo sembra essersi inasprito e la polizia segreta informa il padre di Maria della corrispondenza della figlia. Uomini in nero si infiltrano nella loro vite, ne controllano i destini, in Romania come in Iran: «Ovunque bisogna obbedire alle regole, fare come dicono loro». Mentre i corpi si vestono del sistema, si muovono per il sistema. Respirano per il sistema. Il sentimento è quello di essere in una trappola che aderisce così bene al proprio corpo femminile tanto da farne parte. La propaganda romena parla di un felice «destino biologico». Eppure, il vissuto è mortale: «Ho costruito mattone dopo mattone, fino alle mie caviglie, fino al mio busto, fino al mio petto. Il mio corpo diviene duplice dentro il muro. Il mio sangue fluisce nei mattoni dai miei palmi, e rifluisce indietro bruciandomi nelle tempie. I miei capelli hanno un inebriante odore di morte. I miei mattoni sono vicini come lame d’erba. Anelo alla suprema intimità di quando il muro, stranamente, inizierà a bruciare come me». E infine la Romania brucerà. La rivoluzione si manifesta di nuovo come forza della natura. Le strade vengono invase e intasate. Le masse scorrono come sangue nelle arterie della capitale. Terremoto della storia. Ancora una volta le immagini d’archivio restituiscono l’impeto travolgente dei tempi. Un déjà-vu`. Un nuovo tempo che avanza. Un nuovo tradimento. Questa volta la vittoria è confiscata dalla miseria. Crolla il socialismo, avanza il capitalismo. Ora la vita sta dietro le vetrine tirate a lucido. È irraggiungibile. Si può solo ammirare al freddo di una nuova paura.
Brucia la bandiera americana per le strade di Teheran. Sventola per le strade di Bucarest. Negativo e positivo della stessa immagine. Ciò che resta e accompagna la storia, Maria, Zahra e lo spettatore è un sentimento di profonda nostalgia. La nostalgia di un futuro che deve ancora avvenire, che richiede di tornare al punto di partenza, al bianco e nero, per riaprire il ventaglio delle possibilità`. «Vorrei ricominciare tutto daccapo», scrive Maria a Zahra. «Torniamo a essere una, lottiamo assieme, come il tempo in cui stavi al mio fianco».