la-parola-della-settimana.-diserzione
La parola della settimana. Diserzione
(disegno di ottoeffe)

Maje lassat’ ‘a questura
fotografie e impronte,
pecché capette forse
ca ‘eva brucia’ ‘a bandiera ‘e l’obbedienza a l’uniforme.
(co’sang, fuje tanno)

Ho un’amica a cui tengo molto, vive all’estero da tanto tempo – non so se queste cose siano in relazione tra loro, ma non credo. Credo invece che andiamo d’accordo perché ha un carattere spigoloso simile al mio, e più di me dice sempre quello che pensa, a costo di risultare antipatica. Conosce bene Praga, città in cui vive da anni (forse per questo non la sopporta più) e la letteratura del paese che l’ha “adottata”.

Qualche tempo fa mi ha parlato di Jaroslav Hašek, irriverente e anticonformista scrittore ceco, morto solo e in miseria quarantenne, noto soprattutto per il suo romanzo Le fatidiche (o fatali) avventure del buon soldato Švejk durante la guerra mondialeparodistico testo antimilitarista tradotto in centoventi lingue. Il soldato Švejk è un uomo semplice, gioviale, modesto, amante del bere, e che cerca sempre di accontentare il prossimo. Vive senza drammi tutte le assurdità che la vita e il potere gli riservano, dal manicomio alla galera, dall’esercito alla guerra, agendo assai più razionalmente del mondo pazzo con cui deve confrontarsi e che non perde occasione per accusarlo di sabotaggio e diserzione.

M. mi raccontava che a dispetto della chiarezza del messaggio di Hašek, il soldato Švejk viene oggi ritratto in patria come un ingenuo fessacchiotto (un pepe, si dice nel suo dialetto). Il gruppo del calcetto del lunedì di cui faccio parte ha pensato invece di stamparsi sulle maglie un disegno che lo ritrae. La squadra si chiamerà, anche in suo onore, “I disertori”.

MAGGIORE: Voi avete tradito sua maestà l’imperatore!
SVEJK: Gesummaria e quando?
M: Smettetela con queste stupidaggini.
S: Faccio rispettosamente notare che tradire sua maestà l’imperatore non è per niente una stupidaggine…
M: Non volete confessare? Avete volontariamente indossato un’uniforme russa?
S: Volontariamente.
M: Senza alcuna pressione?
S: Senza alcuna pressione.
M: Sapete che siete perduto?
S: Lo so, al 91º reggimento mi staranno senz’altro cercando…
(da un dialogo tra il soldato švejk e il maggiore che presiede il tribunale militare)

Al contrario di quanto comunemente noto, la diserzione non è un atto solo confinato all’ambito militare. Disertare è, da dizionario, anche “abbandonare” o “non recarsi in un luogo” in cui si è attesi o dove si sarebbe forzati a essere. Per estensione figurativa, è anche “esimersi dal compimento di un obbligo”.

(credits in nota1)

Qualche anno fa gli ultras del Napoli protestarono per l’emanazione da parte della società di un regolamento d’uso dello stadio (all’epoca ancora San Paolo) che sembrava fatto apposta per rompergli le scatole. No fumogeni, no bandiere, no megafoni per lanciare i cori. Non si poteva vedere la partita in piedi e si era obbligati a rispettare il posto numerico scritto sul biglietto. Per chi è abituato a seguire la partita in maniera attiva e non da semplice spettatore, i gradoni rischiavano di diventare così una specie di servizio militare. Fortunatamente, col tempo si è arrivati a più miti consigli e, forse informalmente – personalmente non so che fine abbia fatto quell’astruso regolamento – almeno in curva si lascia l’agibilità meritata a chi vive la partita come un precetto (la parola “diserzione”, riferita allo stadio, dice molto di questo rapporto di vincolo reciproco).  

(foto di archivio)

Nelle ultime settimane si è molto parlato del disco di La Niña, cantante napoletana figlia d’arte, laureata in filosofia e con un master in comunicazione musicale preso a Milano. Dopo aver vissuto a Londra e aver scritto testi in inglese La Niña è tornata a Napoli e ha iniziato a cantare in napoletano. È stata scritturata dalla Sony e da lì la sua produzione si è gradualmente fissata su un folk-elettronico che mi sembra di aver già sentito molte volte e che trovo francamente troppo ammiccante. Furesta, l’album del momento, mi è parso abbastanza scontato e ripetitivo. Rolling Stone (giornale bollito da tempo) ha definito invece La Niña “la nuova Teresa De Sio”.

Teresa stanca di guerra
senza scarpe se ne va,
su questa terra che è bella
muove i piedi in libertà.
E ha un cappello dalle falde larghe larghe,
che se piange non si sente,
ma se ride tu la puoi sentire mentre ride,
e cantando se ne va.
Teresa stanca di guerra.
(teresa de sio, teresa stanca di guerra)

(a cura di riccardo rosa)

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¹ Totò e Peppino De Filippo in: La banda degli onesti, di Camillo Mastrocinque (1956)

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