
Leggo avidamente il giornale. È la mia unica fonte di continua finzione letteraria. (aneurin bevan)
Ha provato in ogni modo Donald Trump a richiamare all’ordine, senza successo, l’utile idiota, nazionalista e filonazista Volodymyr Zelenskyj, scaricato e quasi menato dal multimiliardario e fascista presidente degli Stati Uniti nel corso di una concitata conversazione in favore di telecamera, nello Studio ovale della Casa Bianca.
s.m. [dim. di teatro]. – 1. Piccolo teatro, spec. per rappresentazioni di burattini o di marionette (e in questo caso può significare anche lo spettacolo stesso o il suo genere) e come giocattolo per bambini. 2. estens., spreg. Situazione o condizione ambientale in cui tutto si riduce a un gioco delle parti nel quale ognuno finge di recitare un certo ruolo: il t. della politica, espressione usata per definire una politica basata su tattiche e strategie collaudate. (teatrino: treccani.it)
Zelenskyi ha provato inutilmente a dimenarsi, ma tra gli amici di un tempo (Trump l’aveva perso già anni fa, quando i due litigarono perché il presidente Usa gli aveva bloccato quattrocento milioni di dollari di aiuti militari, come emerso dall’Ucrainagate) non gli resta ora che qualche sparuto sodale in Europa.

“Il difficile è la doppia voce, cioè alternare la voce naturale con quella artificiale ottenuta con la pivetta. Io dico che il difficile è la voce artificiale per mettere in guardia l’apprendista: chi vuole apprenderla deve farlo con una volontà tale da fargli superare la paura. Solo così riuscirà. […] Poi riguardo alla scultura di un pupazzo, questa… (Nunzio guardò con ironia la testa) è ridicola, ma ridicolo mi sembra derivi dalla parola ridere e se fa ridere va bene per uno spettacolo; se poi sbagli e la fai seria servirà per un personaggio serio, non possono essere tutti buffoni, altrimenti è una buffonata, non è più uno spettacolo. L’importante non è il movimento, ma l’impostazione del dialogo e delle voci: quella del guappo è grossolana, prepotente, violenta; quella di Pulcinella può essere più violenta ancora ma si distingue per quel tono ottonato; poi si possono fare altre voci. Il burattinaio deve saper fare tutto: la donna, il prete, il carabiniere, Pulcinella”. (bruno leone racconta il suo primo incontro con nunzio zampella, in: le guarattelle. vita da burattinaio)
(credits in nota1)
I buffi sono concilianti, rallegrano la corte e le masse. Il comico che interessa a me è un’altra cosa. Cattiveria pura. Il ghigno del cadavere. Il comico è spesso involontario. Specialmente quando si sposa con il sublime. (carmelo bene)
Oltre al carnevale propriamente detto, con tutte le sue azioni e processioni complicate che occupavano per giorni interi le piazze e le strade, si celebravano la “festa dei folli” (festa stultorum) e la “festa dell’asino”; ed esisteva anche uno speciale “riso pasquale” (risus paschalis) libero, consacrato dalla tradizione. Inoltre, quasi tutte le feste religiose avevano un loro aspetto comico, pubblico e popolare, anch’esso consacrato dalla tradizione. Questo era il caso, per esempio, delle “feste del tempio”, accompagnate di solito da fiere, con il loro apparato ricco e vario di divertimenti pubblici (vi si esibivano giganti, nani, mostri, bestie sapienti). […] Il carnevale, in opposizione alla festa ufficiale, era il trionfo di una sorta di liberazione temporanea dalla verità dominante e dal regime esistente, l’abolizione provvisoria di tutti i rapporti gerarchici, dei privilegi, delle regole e dei tabù. Era l’autentica festa del tempo, del divenire, degli avvicendamenti e del rinnovamento. Si opponeva a ogni perpetuazione, a ogni carattere definitivo e a ogni fine. Volgeva il suo sguardo all’avvenire incompiuto. (michail bachtin, l’opera di rabelais e la cultura popolare. riso, carnevale e festa nella tradizione medievale e rinascimentale)

Scoprimmo che a carnevale si fittava la palestra a iniziative private, per fare il concorso “La più bella mascherina”; la gente s’accattava ‘e vestite: damina dell’Ottocento, Zorro, eccetera, facevano la sfilata e poi si premiava qualcuno. Dicemmo: cazzo! Il carnevale è stata una cosa popolare, di rivoluzione, che non ha niente a che vedere col recupero delle tradizioni borghesi tipo il Carnevale di Venezia, né con la grande spanciata di cose che sento di “critica sociale”, tipo il Carnevale di Viareggio. Il carnevale è fatto con materiali di recupero, senza spendere denari, gratuitamente, col coinvolgimento dei bambini che se lo ricordano per anni. Una volta un bambino ha scritto: “Oggi è una bella giornata, non perché c’è il sole ma perché stiamo lavorando insieme”. Classi diverse che collaborano, insegnanti meno stronzi degli altri che danno una mano e che si entusiasmano a fare ‘ste cose. Corteo: per le strade, la domenica, quando la scuola sta chiusa: o si costringe la scuola ad aprire o si porta la roba fuori, però si fa sperimentare alla gente del quartiere che cosa si può produrre nella scuola. Non costano niente, non c’è l’alibi: “nun tenimmo denari”, perché si usano materiali vecchi, ruote di carrozzino, le uniche spese sono il filo di ferro, la pittura e ‘a colla, poi la carta di giornale, anche se qua nessuno compra i giornali, ma la Gazzetta dello Sport va bene lo stesso. E in più l’abolizione di divisione tra alunni e professori, divisione di competenze, per cui magari l’alunno con difficoltà in italiano e matematica sape ‘nchiuva’ e si sente riqualificato nel rapporto con gli insegnanti e… e quest’è. Mi pare abbastanza, no? (felice pignataro in: felice!, di matteo antonelli e desirée klain)
(credits in nota2)
Guappo: Ovvillann’ ‘ovvì! Nun te movere!
Pulcinella: No no, aspett’ a ttè!
Guappo: Aspe’ Pullecenè, acchiappa, tè! E una, doje, doje e mmiez…
Pulcinella: E tre! (colpisce col bastone, poi i due combattono, continuano i lazzi, a un certo punto il guappo colpisce Pulcinella di striscio)
Guappo: Ah! (colpisce)
Pulcinella: Aaaah! Papàa! Aaaah, papàaa! (si accascia sulla ribalta)
Guappo: Uè!
Pulcinella: Oh! (si alza e si accascia di nuovo)
Guappo: Che d’è? Susete. (lascia la spada sulla ribalta) Pullecenè! Pullecenè! Nè, che veco? Pullecenella ha fatto ‘a faccia janca janca, vuo’ vede’ che è muort’ Pullecenella? Finalmente Pullecenella è muort’!
Pulcinella: (si alza e poi si abbassa) Frisc’ all’anema ‘e chi t’è muort’!
Guappo: (si guarda intorno) Eh, mo sa’ che faccio, vaco a chiamma’ duje schiattamuort’ cu nu’ bellu tavuto, e facce veni’ ccà e ‘o port’ ‘o campusant’… (va via)
Pulcinella: Addò vaje? Cuopp’ alless’! T’aggio fatt’ fesso! Appena arriva ccà, prrrr; ‘o facce spurtusa’ ‘o pertus’! Ovvilloco ovvì, arriva arriva… (si abbassa sulla ribalta)
Guappo: Jamme giuvino’, purtate ‘o tavuto ‘a chesta parte, ‘o muort’ sta ccà ‘nterra, facimm’ ambressa, jamme!
Pulcinella: Ovvilloco ovvì.
Guappo: Jamm’, n’ati quatte pass’ site arrivat’. Caro Pullecenella, je nun te vulev’ accidere, perciò ‘a colpa è ‘a toja, mo ‘o paese sapenn’ nutizia ca je t’aggio acciso, addò me vedono vedono, mi chiammano e me fanno ‘on Pascà…
Pulcinella: (si alza senza essere visto) ‘A capocchia! (si abbassa di nuovo)
Guappo: (dopo aver scrutato tra il pubblico) Nun ce sta nisciuno! Che stevo dicenn’? Uommeni, anzian’, viecchie, giuvin’ e giuvinott’, se levan’ coppole e cappiello, e me diceno ‘on Pascà…
Pulcinella: (si alza) Prrrr! (si abbassa di nuovo)
Guappo: (al pubblico) Uè! Uèeee giuvino’! Vien’ a ccà! Dunque Pullecenè, al bando le chiacchiere, ‘o tavut’ sta arrivann’, je te mett’ arint’, te porto ‘o campusant’ e te sutterr’, poi essendo libero, me ne scapp’ a’ ‘Merica e accussì…
Pulcinella: (si alza di scatto, prende la spada e lo colpisce) Pò!
Guappo: Aaaah!
Pulcinella: Scappa a’ ‘Merica, va’!
Guappo: Aaaah! (resta con la spada infilata nel corpo)
Pulcinella: Ah aaaah! Che d’è? Mo te fa male ‘a panza?
Guappo: Pullecenè!
Pulcinella: Che d’è?
Guappo: Pullecenè te voglie bene, aiutame…
Pulcinella: Pecché, che d’è?
Guappo: Sto murenn…
Pulcinella: Jett’ ‘o sang’!
(nunzio zampella, il posto privato, l’arresto, la confessione e l’impiccagione)
(credits in nota3)
Due appuntamenti in tema, per chiudere: questo pomeriggio alle 18:00, a Casa Guarattelle (vico Pazzariello, 15/a), la Pulcinellata, con Bruno Leone e Planos Sklavenitis; martedì pomeriggio, alle 15:00, con partenza da piazza Montecalvario, corteo di Carnevale dei Quartieri Spagnoli (con arrivo e grande fuoco rituale a piazza del Gesù, insieme agli altri carnevali sociali del Centro storico)
(a cura di riccardo rosa)
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¹ Le mazzate di Pulcinella, Bruno Leone (2010)
² Carnevale popolare di Pomigliano d’Arco, Gruppo di ideazione e produzione “Cronaca” (1977)
³ Ninetto Davoli, Totò, Carlo Pisacane, Franco Franchi, Laura Betti, Ciccio Ingrassia, Adriana Asti, Domenico Modugno, in: Che cosa sono le nuvole, Pier Paolo Pasolini (1968)