
E po’ chi ‘o ssape cumm’è
ma io nun me scordo maje:
sole che abbrucia ‘o malamente,
acqua che scende pe’ lava’.
(teresa de sio, voglia ‘e turna’)
È uscito in settimana Little Funky Intro, una sorta di spoiler del prossimo disco di Neffa, un ritorno al rap atteso come il quarto scudetto del Napoli, in arrivo ad aprile (il disco; lo scudetto arriverà con ogni probabilità a maggio). I messaggeri della dopa è stato, insieme a Quarantunesimo parallelo, il primo disco rap che ho sentito nella mia vita. Erano passati credo quattro o cinque anni dalla loro uscita, ma a me, che ne avrò avuti quattordici o quindici, sembrò di aver scoperto l’America. Internet era buono per le ricerche di geografia e storia dell’arte e per scaricare le foto dei calendari con le soubrette semisvestite. Se però qualcuno a casa, per sbaglio, alzava la cornetta del telefono, la connessione cadeva e dovevi ricominciare daccapo. Qualche anno dopo, un ragazzo a scuola mi regalò un adesivo dove c’era scritto Don’t hate the media. Become the media!
C’ho ancora dieci sacchi in tasca e mo’ c’è l’euro,
la fila di invidiosi è lunga e pronta per la neuro.
Ancora sento in giro questi stolti, draculi
ciucciano, ma sto troppo in alto sopra i trampoli.
Non mi faccio coca né paste,
ancora qui che fumo, c’ho TH nelle lastre.
E mi fa ridere che dicono che quando rappo
sembra stare nei Novanta, guardo il mondo è vecchio,
buio pesto, dimmi se mi sbaglio, stai onesto.
(neffa, little funky intro)
Ho sempre subito il fascino dei ritorni (Maradona al Boca, il primo: avevo otto anni). Nel 2005 volevo spendere tutti i miei risparmi per andare a sentire i Pink Floyd a Londra nella reunion definitiva, ma poi mi misero l’esame di maturità il giorno dopo e forse all’epoca ho iniziato a odiare lo Stato.
È vero che negli ultimi tempi questo fascino è aumentato – forse è un segno dell’età – ma quella che si va aprendo si annuncia come una settimana di ritorni troppo importanti per finire in una rubrica così vanesia e autoreferenziale. A proposito: lunedì scorso ho sentito un amico suonare collegando all’impianto e ai piatti un mangiacassette del Cippo a Forcella, e ho pensato che se avesse un po’ più di cazzimma e un buon social media manager potrebbe farci i soldi. Per fortuna lavora all’aeroporto e la sua massima aspirazione in termini di fama è stata scrivere un racconto a puntate per Monitor.
C’erano i Mondiali, si giocavano anche qui, e per il mio compleanno avevo chiesto il biglietto di una partita. Papà con i suoi giri sindacato-cral-circoletto-
Martedì ho intervistato un vecchio operaio di Bagnoli. Ha centodue anni e si mantiene lucido. Mi ha raccontato della sua vita, della fabbrica, del quartiere, scusandosi – senza ragione – di aver dimenticato cose. È stato prigioniero in Algeria per due anni, durante la Seconda guerra mondiale, ma più traumatico ancora è stato il suo ritorno: arrivò a Bagnoli, tra i primi rimpatriati in assoluto, e trovò la sua casa distrutta e tutti i suoi cari morti. Deve tanto a suo fratello elettricista, l’unico sopravvissuto, che lo prese con sé e lo fece assumere come manutentore all’Ilva. È l’unico superstite che conosco che ha assistito da vicino alla ricostruzione degli impianti di Bagnoli da parte degli operai (gli americani non erano entusiasti di riaprire una fabbrica con migliaia di potenziali comunisti nel cuore del Mediterraneo, e non ci misero una lira). A un certo punto mi ha detto che se anche certe cose non possono ritornare, questo non è un buon motivo per dimenticarle.
Scola d’e nocche toste a chi sposta c‘a vocca,
se mozzeca ‘a lengua mentre mastica ‘a gomma.
A ‘sti carogne ce dai ‘o core e loro vonn’ ‘a coda (fosse ‘o culo),
capisci ca sì sulo ma allora, nun è comme pensavo:
pe’ meza mia ‘e fatto ‘o rap ‘e miez’ a via, ma nun saje
ca può cagna’ cumpagne, femmene, nummero, indirizzo, bisinìss
ma nun sì omm’ si ‘n fernesc’ addò stive all’inizio.
(sangue mostro ft. nto, tutt’ cos’ cagna)
Ho una fissa: ci sono una cinquantina di film per me cult che rivedo ogni volta che ne ho l’occasione. Quasi sempre g. si rifiuta di darmi corda, soprattutto quando il film l’ho visto io in passato e lei no, e allora passo un sacco di tempo a provare a convincerla che ne valga la pena. Raramente ci riesco, e quando ci riesco spesso il film le fa cagare. Altre volte diventa cult anche per lei, tipo una pellicola degli anni Ottanta il cui titolo, tra le altre cose, i ragazzini di Montesanto usavano come soprannome per uno dei nostri amici.
(credits in nota1)
Insieme a A kind of magic (è una specie di magia…), la colonna sonora di Highlander comprende un altro pezzo da novanta dei Queen, Who wants to live forever, che Brian May scrisse in taxi tornando dall’aeroporto di Londra, e il cui video fu l’ultimo girato con Freddy Mercury prima che gli venisse diagnosticato l’Aids.
AIDS – America is dying slowly, fu negli stessi anni il titolo di un album prodotto dai più famosi artisti afroamericani per denunciare le migliaia di morti tra le comunità nere all’inizio dei Novanta, negli Stati Uniti, a causa del virus. Nell’album c’è un pezzo dei Wu-Tang con Killah Priest che anticipa la reunion del gruppo, a quattro anni di distanza dal dirompente esordio di Enter the Wu-Tang (36 Chambers). Delle varie pause e ritorni del clan parla, tra le altre cose, Back in the game (del 2001), canzone impreziosita poi dal remix di Phoniks, che ci mette dentro uno spettacolare sample di Do you believe, della cantante folk Melanie (hippie della prima ora, esibitasi a Woodstock e all’Isola di Wight appena ventenne).
Piccola chicca: ad aprire Back in the Game, ritorna lo stesso sample che introduce il primo disco del clan (“If what you say is true, the Shaolin and the Wu-Tang could be dangerous!”), parte di un dialogo tratto da Shaolin vs. Wu Tang (1983), film sulla rivalità tra le due scuole di arti marziali. Iconiche le scene in cui protagonisti ritornano ai rispettivi templi per allenarsi allo scontro finale.
(credits in nota2)
Ps: Per scoprire come va a finire tra i due clicca qui (AI verificata).
(a cura di riccardo rosa)
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¹ Christopher Lambert e Micaela Esdra in: Highlander. L’ultimo immortale, di Russel Mulcahy (1986)
² Adam Cheng e Gordon Liu in: Shaolin vs. Wu Tang, di Gordon Liu (1983)