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Nei primi mesi del 2012 Steve Ballmer promise di raddoppiare la quantità di dipendenti degli uffici di Skype, il famoso servizio per chattare online e fare videochiamate, a Stoccolma, in Svezia. Ballmer all’epoca era CEO di Microsoft e nell’ottobre del 2011 aveva comprato Skype per 8,5 miliardi di dollari, la più grande acquisizione realizzata fino ad allora dalla sua società. Nei piani di Ballmer, Skype doveva diventare centrale nell’offerta di Microsoft, ma le cose sarebbero andate molto diversamente. E tra meno di due mesi Skype non esisterà più.
L’idea di sviluppare Skype era nata una decina di anni prima dell’acquisizione da parte di Microsoft. Un gruppo di sviluppatori estoni, danesi e svedesi aveva pensato di sfruttare il successo di Kazaa, un software per la condivisione di file tra computer senza una rete centrale (“peer-to-peer”), per realizzare un sistema di comunicazione vocale su Internet alternativo a quello telefonico, e soprattutto più economico. Il nome fu scelto mettendo insieme le parole “Sky” e “Peer”, ma siccome il nome Skyper era già preso decisero pragmaticamente di rinunciare a una r e di chiamarlo Skype.
Il programma per computer, che anni dopo con l’avvento degli smartphone divenne anche un’applicazione, fu diffuso il 29 agosto del 2003 e in poco tempo ottenne un notevole successo. In pochi mesi raggiunse il milione di utenti e negli anni seguenti diede un importante contributo per far conoscere le tecnologie di chiamate audio e poi video online, non sempre ben viste dalle compagnie telefoniche che temevano di perdere ricavi soprattutto dalle telefonate internazionali. Nel 2005 la società fu acquisita da eBay per 2,6 miliardi di dollari e in seguito gli equilibri azionari cambiarono ulteriormente, con l’ingresso di alcuni fondi di investimento.
Fu in questo contesto che Ballmer decise di acquistare Skype, immaginando fosse funzionale ai suoi ambiziosi progetti per aumentare la presenza di Microsoft nel settore della telefonia cellulare, rivoluzionata dagli iPhone di Apple e dal sistema operativo Android di Google negli anni precedenti.
Nel 2012 Skype aveva oltre 40 milioni di utenti ed era estremamente popolare, sia per le chat sia per le chiamate online. Microsoft mise dunque al lavoro la società da poco acquisita con l’obiettivo di integrare il programma all’interno di Windows 8, la nuova versione del suo famoso sistema operativo che avrebbe annunciato nell’estate di quell’anno. Il raddoppio del personale promesso da Ballmer sarebbe dovuto servire a velocizzare il processo, ma evidenziò le differenze nell’approccio al lavoro tra una grande azienda statunitense e una piccola società del Nord Europa.
Come ha raccontato di recente Tom Warren, sul sito di tecnologia The Verge, la differenza c’era eccome:
«La cosa che mi colpì nella mia visita [a Stoccolma nel 2012] era che l’ufficio di Skype non ricordava per niente un tipico ufficio di Microsoft: non ci si vestiva in modo formale, i muri erano coperti di pannelli acustici e le riunioni erano organizzate in remoto usando Skype stesso. Alcuni impiegati di Skype mi dissero all’epoca di faticare ad abituarsi all’uso costante di email da parte dei vari gruppi di lavoro di Microsoft. Era un primo segno che l’integrazione di Skype dentro al modo di lavorare di Microsoft si sarebbe rivelata molto più difficoltosa dell’aggiornamento di un software.»
Per alcuni la versione integrata in Windows 8, con una grafica decisamente diversa da quella abituale, aveva snaturato Skype e lo aveva reso meno identificabile, ma non fu l’unico problema. Microsoft prima dell’acquisizione disponeva già di un sistema di messaggistica online, MSN Messenger, e si era quindi posta il problema di integrare i due sistemi. Il trasferimento degli utenti da un servizio all’altro richiese anni di lavoro, portando a una certa confusione con persone che avevano MSN Messenger su un dispositivo e Skype su un altro, senza capire quale dei due dovessero usare e quale eliminare. Ma non c’era solo questo.
Skype per Windows 8 (Microsoft)
A partire dal 2007, Microsoft aveva iniziato a sperimentare “Communicator”, una funzione del suo set di programmi per la produttività Office che permetteva di scriversi e comunicare più facilmente con i propri colleghi. Il sistema era poi diventato Lync nel 2010 e tre anni dopo era stato aperto a Skype in modo che gli utenti dei due sistemi potessero comunicare tra loro. Nel 2014 Microsoft annunciò che Lync sarebbe diventato Skype for Business, anche se il sistema non aveva praticamente nulla in comune con il vero Skype e funzionava come una piattaforma distinta.
L’impiego dello stesso nome generò ulteriore confusione tra gli utenti, che stavano intanto sperimentando frequenti disservizi con lo Skype vero e proprio e con l’applicazione per gli smartphone. Molti dei dipendenti in Europa della società erano stati intanto licenziati, con la perdita di alcuni dei più importanti sviluppatori responsabili del successo del sistema nei suoi primi anni. Nel 2014 se ne era andato anche Ballmer, dopo un costoso e fallimentare tentativo di portare Microsoft nel settore della telefonia con l’acquisizione di Nokia.
Privo di una forte identità come in passato e affetto da diversi problemi tecnici, Skype divenne via via marginale. Tra il 2015 e il 2016 WhatsApp e Facebook Messenger, due app molto popolari e presenti su centinaia di milioni di smartphone, iniziarono a offrire la possibilità di fare chiamate vocali e video rendendo ancora meno necessaria l’installazione di Skype. Nel 2017 Microsoft fece un nuovo tentativo, ripensando integralmente l’interfaccia di Skype, ma senza affrontare alcuni dei problemi tecnici che affliggevano ormai da tempo il servizio. Non funzionò. Un altro redesign fu diffuso nel 2018, con una sorta di ritorno alle origini, ma era ormai troppo tardi: la possibilità di fare videochiamate era disponibile praticamente su qualsiasi app di messaggistica.
Meno di due anni dopo, nemmeno la pandemia da coronavirus risollevò le sorti di Skype. Nonostante una fase senza precedenti nella storia recente dell’umanità, con miliardi di persone costrette a rimanere in casa per via dei lockdown e con la sola possibilità di comunicare a distanza, Skype non riuscì a reggere la concorrenza di altri sistemi come Zoom. All’epoca Zoom non era certo conosciuto come Skype, ma era decisamente più semplice da impostare e usare anche senza un account e ciò fu sufficiente per renderlo uno dei mezzi di comunicazione personale di maggiore successo.
Microsoft provò allora a puntare tutto su Microsoft Teams, il programma nato tra il 2015 e il 2016 dall’esperienza di Skype for Business e che fino a quel momento era stato orientato alle attività di ufficio, per semplificare la condivisione di documenti, file e messaggi. Ne fu presentata una versione per tutti a metà del 2020, che esiste ancora oggi e che sarà ciò in cui confluirà Skype quando sarà chiuso il prossimo maggio.
Durante la pandemia questa versione di Teams non fece molta presa, ma Microsoft confida che possa diventare popolare nel tempo grazie alla sua integrazione all’interno di Windows. È visto dalla società come un sistema per crearsi una sorta di mini social network con amici e parenti, più che come un sistema di messaggistica che possa fare concorrenza a WhatsApp, con i suoi oltre 2 miliardi di utenti.
La versione personale di Teams (Microsoft)
«Se il COVID fosse arrivato quattro anni prima, nel 2016, Skype sarebbe potuto diventare la piattaforma dominante» ha detto un analista a Quartz riflettendo su quanto Skype potesse avere ancora qualche possibilità prima della faticosa rincorsa alle altre applicazioni: «La lezione è che bisogna fare attenzione ai propri punti di forza e a come si può competere in un settore con delle avversità. E il tempismo è davvero tutto».
Microsoft Teams è usato ogni mese da oltre 320 milioni di persone, ma la maggior parte degli utenti fa parte di aziende che hanno adottato il sistema per gestire le comunicazioni interne, magari coordinandosi meglio con le attività dello smart working. Microsoft sta lavorando per realizzare un’unica applicazione che possa essere usata per la versione personale di Teams e per quella lavorativa, ma molti dicono di non essere interessati ad avere un’app tale e quale a quella che usano per lavorare anche quando vogliono comunicare con i loro amici e parenti. Secondo alcuni osservatori, in questo Microsoft potrebbe ripetere gli stessi errori fatti con l’avvento di Skype for Business al fianco del classico Skype.
Quel passaggio, insieme all’accidentata transizione con MSN Messenger, fu comunque importante per sviluppare Teams, su cui ora l’azienda punta molto. Il servizio ha però numerosi difetti e subisce la concorrenza di sistemi più pratici come Slack, che ha via via integrato al proprio interno più funzionalità mostrando una buona versatilità. Slack non può comunque contare sulla grande diffusione nelle aziende in giro per il mondo di Microsoft Office, cui Teams è collegato.
Da diversi anni Skype non esiste più come una divisione a parte all’interno di Microsoft: i pochi dipendenti rimasti della vecchia azienda sono confluiti nei gruppi di lavoro che si occupano di Teams.
Nel 2012 Ballmer mantenne la propria promessa di raddoppiare i dipendenti negli uffici di Skype a Stoccolma. Cinque anni dopo, Microsoft chiuse quell’ufficio nell’ambito di una riorganizzazione interna.